Ovodonazione, i fallimenti ripetuti e le possibili cause

OVODONAZIONE, I FALLIMENTI RIPETUTI

Nel trattamento di Ovodonazione, i fallimenti ripetuti possono succedere. Ma perché?

Le percentuali di successo in un trattamento di Ovodonazione sono molto alte, alcune cliniche raggiungono fino al 60-70% fin dal primo transfer. Eppure anche con l’Ovodonazione, i fallimenti ripetuti possono verificarsi. Cerchiamo di capire perché.

Le percentuali di successo dell’Ovodonazione.

Come dicevamo prima, le percentuali di successo in un trattamento di Ovodonazione sono molto alte. Ovociti provenienti da donatrici giovani e con fertilità provata sono uno dei principali motivi. Da una parte sappiamo benissimo che le donne giovani hanno percentuali più basse di anomalie cromosomiche e quindi di aborti ripetuti o mancati impianti. Dall’altra, una tecnica di fecondazione assistita con la selezione di spermatozoi di buona qualità, aiuta alla creazione di un embrione forte con alte percentuali di gravidanza.

Come ho detto già in varie occasioni, l’80% della gravidanza dipende dall’embrione. Un embrione sano ha molte possibilità d’impiantarsi e andare avanti. Se scartiamo quindi questa percentuale, le cause per cui in Ovodonazione, i fallimenti ripetuti possono verificarsi, sono da ricercare nel 20% restante.

La gravidanza è multifattoriale, questo è risaputo: cavità uterina, endometrio, valori ormonali come TSH e Vitamina D, qualità spermatica, stress, stile di vita, sono elementi che possono essere inclusi nel 20% di possibilità di fallimenti ripetuti in Ovodonazione.

La Diagnosi genetica preimpianto, aumenta le percentuali di successo.

La valutazione di un embrione in laboratorioviene fatta sempre a livello morfologico. Le blastocisti, ormai quasi tutte le cliniche nei trattamenti di Ovodonazione trasferiscono al 5º giorno di sviluppo embrionale, vengono classificate tenendo in conto alcuni fattori come: tempi di divisione cellulare, percentuali di frammentazione ecc. Una selezione morfologica che non parla della blastocisti a livello cromosomico.

Solo la Diagnosi genetica preimpianto, effettuata al 5º giorno di sviluppo embrionale, riesce a stabilire se un embrione è euploide o aneuploide. Un embrione euploide, ha un 80% di possibilità d’impiantarsi fin dal primo transfer. Ma allora, com’è possibile che nonostante l’Ovodonazione, i fallimenti ripetuti possono ancora verificarsi?

Ovodonazione, i fallimenti ripetuti e le possibili cause.

Stabilire quali, per certo, possano essere le cause dei fallimenti in ovodonazione, non è semplice.

Per prima cosa la Diagnosi genetica preimpianto non viene effettuata in tutti i trattamenti di Ovodonazione, soprattutto in assenza di un’indicazione clinica. La ricerca di anomalie cromosomiche negli embrioni è consigliata alle donne oltre i 40 anni, quando le percentuali di avere ovociti cromosomicamente non sani aumenta in maniera esponenziale. La maggior parte dei trattamenti di Ovodonazione, quindi, non viene effettuata con PGT-A.

Se consideriamo questo primo aspetto, le percentuali di gravidanza si abbassano già al 60-70% nelle cliniche di Fecondazione assistita che lavorano con le tecnologie più avanzate: embryoscope, tecniche di selezione spermatica, coltura degli embrioni in laboratorio fino allo stadio di blastocisti. Anche se rimangono percentuali comunque molto alte, abbiamo un aumento della percentuale di risultato negativo o aborto. Le statistiche indicano che, un paziente che si rivolge a una buona clinica di fertilità, in un trattamento di Ovodonazione cumulativa, riesce a ottenere la gravidanza nell’80% dei casi.

Ma allora perché parliamo di fallimenti ripetuti in Ovodonazione? In medicina non esiste la certezza assoluta. Niente è 100% sicuro così come niente è mai 0%. Riuscire a fare in modo che ci sia una combinazione di fattori che combaci al 100% come in un puzzle, non sempre è possibile. Quello che sappiamo è che, se tutti i pezzi corrispondono, le percentuali aumentano in modo assoluto.

Facciamo degli esempi di possibili cause di fallimenti nei trattamenti di Ovodonazione.

Per fare un po’ di chiarezza, parliamo di casi concreti. Una paziente che trasferisce due embrioni in due cicli diversi, nel suo primo transfer aveva dei valori alti di TSH e nel secondo una finestra d’ impianto dell’endometrio non recettiva, ha perso la sua unica possibilità di rimanere incinta. Possiamo in questo caso parlare di sfortuna? Non saprei dire in che percentuali. Questa paziente rientra però sicuramente tra le percentuali di Ovodonazione con fallimenti ripetuti.

Facciamo un ulteriore esempio. Spesso mi capita di parlare con pazienti che si sono sottoposti a trattamento di PMA avendo effettuato solo gli esami infettivi prima di programmare il trattamento. Migliaia di euro spesi in un trattamento di fertilità, con l’unica certezza di non essere sieropositivi. Queste stesse pazienti non hanno però effettuato una serie di esami che sono correlati con una gravidanza evolutiva: TSH, vitamina D, omocisteina, coagulazione solo per dirne alcuni. Anche in questo caso parleremo di sfortuna?

Se per certi aspetti è vero che molte donne hanno una gravidanza naturale senza problemi, e senza aver previamente effettuato nessun esame, è anche vero che nel momento in cui ci si accinge ad affrontare un trattamento di Riproduzione Assistita, il cui percorso comporta un dispendio economico, e soprattutto psicologico non poco importante, è semplicemente corretto che il professionista di PMA crei una situazione fisica adeguata per il raggiungimento della gestazione.

Come sempre consiglio ai pazienti che mi contattano, l’unico modo per essere parte di quella percentuale di pazienti che hanno un risultato positivo fin dal primo transfer è affidarsi a un centro serio e a dei professionisti competenti che, fin dal primo momento, faranno in modo di creare la situazione migliore per il raggiungimento della gravidanza.

Se pensi che l’articolo possa essere di aiuto a chi come te ha problemi di concepimento, diffondine il contenuto.

Angela Arlotta

arlotta.angela@gmail.com

Sono Angela Arlotta, Fertility coach con oltre 11 anni di esperienza in trattamenti di Procreazione assistita. Molti pazienti mi considerano il loro "angelo" per averli sempre seguiti con amore. Io mi considero semplicemente una persona che con umiltà e dedizione prende a cuore ogni caso e lo trasforma nella sua più grande missione: dare un appoggio scientifico ed emotivo a tutti i pazienti che devono effettuare un trattamento di PMA.

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