Mancato impianto, cause ed esami da effettuare.
Molte di voi si chiedono che esami effettuare nei casi di mancato impianto.
In realtà non è facile fare semplicemente un elenco, in quanto, come sappiamo, ogni caso è un caso a parte e ogni trattamento, per poter dare dei risultati, dev’essere strettamente personalizzato. Possiamo però evidenziare quelle che sono le cause più comuni di un mancato impianto, e gli esami da effettuare in questi casi, tanto per quanto riguarda la donna che per l’uomo.
Non bisogna mai dimenticare, infatti, che gli embrioni sono l’unione del gamete femminile (ovocita) e di quello maschile (spermatozoo) entrambi influiscono nello sviluppo e conseguente attecchimento.
1. Il mancato impianto, un problema comune a molte pazienti
Molte pazienti hanno problemi di mancato impianto. Spesso non si conoscono le cause, ma molte volte, con uno studio più approfondito, si può arrivare a trovare un protocollo alternativo che possa aiutare l’attecchimento. Quando ci si ritrova davanti a mancati impianti “sine causa”, si studiano tutti i fattori che possono star influendo. Il fallimento nella ricerca della gravidanza è sempre molto duro da affrontare, ma il mancato impianto è forse tra gli ostacoli che psicologicamente più influiscono sull’emotività dei pazienti.
L’attesa del bhcg è sempre un momento di grande speranza. Nonostante si abbia la consapevolezza del problema di fertilità, nel momento in cui si arriva a trasferire l’embrione, la speranza che tutto possa andare bene prende forza.
2. Esami da effettuare, quali sono quelli basici?
Per prima cosa bisogna tenere in conto che per poter effettuare un trattamento è necessario godere di un buono stato di salute: emocromo, coagulazione, biochimica, sierologie, sono esami alla base di qualsiasi trattamento. Ci sono poi altri esami che, come hanno dimostrato molti studi, implicano alte possibilità di mancato impianto o aborto, il TSH è tra questi.
Nel caso del TSH, per esempio, se al di sopra di 2,5 molti centri consigliano di abbassarne il valore prima di iniziare il trattamento.
Altri valori come la vitamina D, l’omocisteina e la Prolattina, vengono particolarmente tenuti in conto nel momento in cui si decide di programmare un trattamento di PMA.
3. Ma analizziamo da cosa può dipendere il mancato impianto.
Come ho detto prima, non si può generalizzare. Nonostante la riproduzione assistita abbia fatto molti progressi nel corso degli anni, ci sono dei parametri che è stato dimostrato possono influire nell’attecchimento degli embrioni, ma ce ne sono altri di cui non si ha ancora la certezza.
Prima di parlare in modo specifico di quali esami possono influire sul mancato impianto, è importante sottolineare che l’embrione rappresenta il 70% delle possibilità di gravidanza. Questo significa che cercare le cause del mancato impianto in fattori esterni non ha senso se l’embrione è cromosomicamente anomalo.
Quando dico che ogni caso va analizzato in maniera singolare, è proprio a questo che mi riferisco. Il mancato impianto è strettamente legato all’età e alla qualità dell’embrione. Le anomalie cromosomiche dipendono dall’età della donna. È quindi molto importante differenziare quando si parla di mancato impianto in donne al di sotto dei 40-41 anni e donne al di sopra dei 42 anni.
Nel primo caso, infatti, la causa può essere riscontrata in fattori esterni: coagulazione, finestra dell’endometrio, TSH alto, miomi o polipi endometriali. Nel secondo caso il problema è chiaramente dovuto ad anomalie cromosomiche proprie dell’età dell’embrione.
4. Diagnosi di mancato impianto, i primi passi verso la soluzione.
Nel momento in cui si è davanti a una diagnosi di mancato impianto, gli esami richiesti tanto per la donna che per l’uomo sono i seguenti:
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- screening delle trombofilie per lo studio della coagulazione sanguigna e l’eventuale indicazione di anticoagulanti;
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- isteroscopia, per riscontrare la presenza di eventuali miomi o polipi che stiano intaccando il tessuto endometriale;
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- finestra d’impianto dell’endometrio.
Come abbiamo detto, l’embrione è formato per un 50% dal gamete maschile.
Nonostante l’età riproduttiva dell’uomo sia molto più lunga rispetto a quella della donna, la qualità del seme è soggetta a peggioramento, dovuto all’età e anche allo stile di vita:
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- una dieta poco salutare
- il fumo
- l’abuso di alcool
possono peggiorare la qualità spermatica e far sì che lo spermatozoo blocchi lo sviluppo dell’embrione.
Il test di frammentazione spermatica ci dà un’indicazione della percentuale di frammentazione della catena del DNA spermatico. Se gli spermatozoi sono affetti da apoptosi, l’embrione è destinato irrimediabilmente a non proseguire la sua crescita.
Il FISH test è un altro esame che ci permette di vedere se gli spermatozoi sono cromosomicamente sani. Anche in questo caso si parla di percentuali, ma un FISH test alterato è senza dubbio una causa di mancato impianto.
5. La Diagnosi Genetica Preimpianto, una possibile soluzione.
La DGP consiste nell’analizzare l’embrione in laboratorio. Gli embriologi analizzano la parte dell’embrione chiamata trofoctoederma, che darà luogo alla placenta. Durante l’analisi, il nucleo embrionale non viene mai toccato. Tuttavia, decidere di effettuare una DGP non è mai facile, poiché l’embrione viene in qualche modo manomesso.
La DGP viene solitamente consigliata nelle pazienti di oltre 40 anni che vogliono effettuare un trattamento con i propri ovociti, o quando si è in presenza di conosciute cause di anomalie genetiche in famiglia.
Se è vero che si arriva a prendere la decisione di effettuare una DGP in ultima analisi, è anche certo che una volta effettuata viene scartato il 70% delle cause di mancato impianto, aumentando le percentuali di gravidanza.
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