5 motivi per trasferire allo stadio di blastocisti

Il transfer allo stadio di blastocisti permette di avere delle percentuali di successo più alte fin dal primo tentativo.
Ma perché conviene lasciare l’embrione in laboratorio fino al 5º giorno di sviluppo embrionale ed effettuare il transfer allo stadio di blastocisti?
5 principali motivi per effettuare il transfer allo stadio di blastocisti
Lasciare l’embrione in laboratorio fino al 5º giorno di sviluppo è una tecnica che viene adottata ormai dalla maggior parte delle cliniche di fertilità. Naturalmente, per poterlo fare e garantire che l’embrione continui il suo sviluppo, è necessario avere dei mezzi di coltura adeguati. Infatti, molte cliniche che non dispongono di mezzi all’avanguardia, preferiscono trasferire gli embrioni al 3º giorno e fare in modo che questi continuino il loro sviluppo in utero.
Il transfer allo stadio di blastocisti aumenta le percentuali di successo fin dal primo tentativo, ma cerchiamo di capire perché:
Divisione cellulare
- L’embrione comincia la sua divisione cellulare dal 2º giorno di fecondazione. Da 2 a 4 a 8 cellule, per arrivare allo stadio di blastocisti, passando per lo stadio di morula. Nel passaggio tra il 3º e il 4º giorno, molti embrioni si fermano. Questo succede perché gli embrioni più deboli non riescono a sopportare la divisione cellulare (passare da 8 cellule a circa un centinaio). Se gli embrioni venissero trasferiti o congelati al 3º giorno di sviluppo, non si riuscirebbe a osservare questa fase di cambiamento. Le informazioni sulla reale qualità embrionale sarebbero molto poche.
Fattore maschile
- Nel passaggio tra il 3º e il 4º giorno comincia a esprimersi il fattore maschile. Come sappiamo l’embrione è formato dall’ovocita e dallo spermatozoo. L’ovocita in metafase II è quello migliore per eccellenza. Ma la sua reale qualità si vede nel momento della fecondazione. Un ovocita di cattiva qualità non feconda. Nel momento in cui l’embrione raggiunge il 3º giorno di sviluppo, interviene il fattore maschile. Se la qualità spermatica non è buona, è molto probabile che l’embrione fermi il suo sviluppo prima di raggiungere lo stadio di blastocisti. Osservare in che momento si ferma l’embrione ci permette quindi di avere maggiori informazioni sulla qualità spermatica e aumentare le percentuali di successo nei tentativi futuri.
Selezione embrionale
- Com’è facile immaginare, in un trattamento di ovodonazione è molto probabile che si ottenga un alto numero di ovociti ed embrioni. Infatti, la qualità ovocitaria di una donatrice giovane e fertile, tende a essere ottimale. Si presume quindi che il numero di embrioni che arriverà al terzo giorno sarà elevato. Secondo quanto detto, se trasferiamo o vitrifichiamo gli embrioni in terza giornata, non sapremo mai la loro reale qualità, se non dopo aver effettuato più di un transfer. Con la selezione embrionale allo stadio di blastocisti, potrà verificarsi che molti embrioni non continuino il loro sviluppo, permettendo solo a quelli più forti di arrivare al 5º giorno. La selezione embrionale è il fattore principale che permette di aumentare le percentuali di successo. Molte cliniche utilizzano delle tecnologie innovative, come il time-lapse per osservare da vicino il processo di sviluppo in laboratorio.
Diagnosi genetica preimpianto
- Fino a qualche anno fa, la diagnosi genetica si effettuava anche sugli embrioni in terza giornata, quando la struttura embrionale è di 8 cellule. Gli studi hanno però dimostrato che analizzare 1 o 2 cellule massimo (era la quantità che si poteva prelevare per non danneggiare l’embrione), non dava risultati affidabili sulla reale qualità embrionale. Per questo motivo, oggi, la diagnosi preimpianto viene effettuata prelevando alcune cellule dal trofoectoderma (la futura placenta) dell’embrione allo stadio di blastocisti , non andando a intaccare il nucleo cellulare. Il margine di errore della diagnosi preimpianto è solo del 2% e il transfer di un embrione euploide aumenta le percentuali di gravidanza fino all’80%.
Rischio di gravidanza gemellare nel transfer allo stadio di blastocisti
- Un ultimo fattore per cui conviene trasferire allo stadio di blastocisti è direttamente legato a quanto detto fino a questo momento. Sappiamo bene che per aumentare le percentuali di gravidanza, in passato venivano trasferiti più di un embrione. Il rischio era quello di una gravidanza plurigemellare. Oggi, trasferendo un embrione allo stadio di blastocisti, le percentuali di gravidanza sono esattamente uguali. La possibilità che l’embrione si divida in utero, seppur esistente, si riduce al 5%. La paziente può quindi evitare la gravidanza gemellare e i rischi che da essa ne derivano.
Naturalmente, la decisione di effettuare il transfer allo stadio di blastocisti spetta sempre al centro di procreazione assistita competente. Ci sono casi in cui il centro di procreazione assistita potrà decidere di effettuare il transfer al 3º giorno. Questo può avvenire, per esempio, quando si ha un solo embrione e non si vuole rischiare di perdere la possibilità di trasferirlo (soprattutto per i pazienti che fanno il trattamento all’estero).
L’importanza di avere le giuste informazioni
Nonostante sia scientificamente provato che le blastocisti hanno delle percentuali di attecchimento più alte, bisogna sempre “prendere con le pinze” le informazioni che riceviamo. La blastocisti è un embrione più forte, che ha superato la divisione cellulare passando da 8 a un centinaio di cellule. Nonostante, come ben sappiamo, solo gli embrioni euploidi hanno alte possibilità di attecchimento. Ci tengo a sottolinearlo perché molte pazienti pensano di non avere possibilità di gravidanza se trasferiscono al terzo giorno, o se l’embrione transferito non è stato classificato di alta qualità.
Affrontare l’attesa delle beta con questa “falsa convinzione” non aiuta a livello emotivo. Bisogna sempre avere fiducia nel personale medico del centro a cui ci si è rivolti e pensare che per loro il risultato positivo è importante almeno quanto lo è per noi. Il momento del transfer viene deciso dai medici, con la consapevolezza che la “biologia è una scienza inesatta”, ma facendo fede sulla loro esperienza, cercando sempre di fare il possibile per avere un risultato positivo.
Nei miei 12 anni di esperienza ho visto embrioni classificati come eccellenti, non attecchire, e altri, la cui qualità era veramente bassa, arrivare a una gravidanza evolutiva.
La biologia non è una scienza esatta, tutto può cambiare fino all’ultimo momento. I mezzi di cui oggi disponiamo ci aiutano a migliorare i trattamenti e rendere il percorso più facile per i pazienti. Ma la gravidanza rimane un mistero, per questo motivo nessuna clinica potrà mai garantirla.
Spero con questo mio articolo di aver contribuito a diffondere informazioni utili che possano aiutare sempre i pazienti ad affrontare i trattamenti con maggiore serenità.
Se pensi che l’articolo sia utile, condividilo e aiutami anche tu a diffondere l’informazione. Se vuoi effettuare il tuo trattamento presso centri di PMA all’avanguardia, non esitare a chiedermi.
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