Infertilità, non rinchiudersi in se stessi.

INFERTILITÀ, NON RINCHIUDERSI IN SE STESSI.

Spesso, quando abbiamo un problema tendiamo a rinchiuderci in noi stessi. Se ci riguarda personalmente ci isoliamo, lo affrontiamo nel nostro silenzio. L’infertilità è uno di questi casi.

Si stima che in Italia le coppie che soffrono d’infertilità sono circa il 15% della popolazione. L’infertilità è un problema che non può essere risolto con il silenzio. La necessità di parlarne è implicita per la sua risoluzione.

Ognuno di noi ha il proprio carattere e una maniera diversa di affrontare il proprio dolore, ma proprio perché si ha il bisogno di trovare una soluzione, l’informazione diventa essenziale al momento di prendere delle decisioni. Oggi, grazie a internet possiamo trovare la risposta a tutte le nostre domande, la rete abbonda di pagine che parlano d’infertilità e Procreazione Assistita: perché non ho un ciclo regolare? Perché non riesco a rimanere incinta? Cosa posso fare per migliorare la mia fertilità? Quando intraprendere un trattamento di Procreazione Assistita? Sono solo alcune delle domande che trovano risposta sulle varie pagine web.

Bisogna però fare molta attenzione. Spesso le risposte sono date da specialisti che, esperti del settore, mettono la loro esperienza e professionalità al servizio dei tanti utenti, ma alcune volte le risposte sono date da altri utenti che semplicemente raccontano la loro esperienza.

Ogni caso è una storia a sé…

Ed è qui che, come esperta di fertilità, voglio fare una premessa. È vero che molte volte le storie si ripetono, è vero che molte volte le diagnosi sono uguali, ma è altrettanto vero che ogni caso è una storia a sé. Gli esseri viventi sono composti da cellule che crescono e si sviluppano in modo diverso. Ogni corpo umano reagisce in modo diverso a stimoli, percezioni, fattori esterni.

Ho voluto fare questa premessa perché in Riproduzione assistita non possono essere fatti dei protocolli generalizzati, ogni persona ha il diritto di avere un protocollo personalizzato che si adegui al suo caso, al suo corpo.

Perché richiedere un protocollo personalizzato in caso d’infertilità?

Lavorando in PMA da molti anni ormai, mi sono spessa sentita dire: alla mia amica è stato dato questo farmaco, perché a me non è stato prescritto? La mia amica ha trasferito 2 blastocisti perché io sto trasferendo due embrioni al terzo giorno di sviluppo embrionale? Perché io non ho avuto la possibilità di congelare embrioni?

È normale che ogni paziente voglia il meglio per il suo trattamento, e posso assicurare che anche per noi che ci occupiamo si seguire ogni caso in maniera personalizzata, è importante che ognuna di loro  riesca a realizzare il loro sogno di rimanere incinta. Purtroppo però non si possono standardizzare i trattamenti e i risultati. Spesso si creano dei luoghi comuni: effettuare un transfer allo stadio di blastocisti diventa quasi una garanzia per un risultato positivo; avere embrioni da congelare è sinonimo di aver effettuato un buon trattamento. Non sempre è così. Se è vero che un embrione allo stadio di blastocisti è un embrione più sviluppato e con più possibilità di attecchimento, è anche vero che trasferire due embrioni al terzo giorno da altrettante possibilità d’impianto e avere una gravidanza.

La gravidanza è multifattoriale

Come ben sappiamo, la gravidanza è multifattoriale: la qualità degli embrioni, le dimensioni dell’endometrio, la struttura dell’utero sono solo alcuni dei fattori che incidono nel momento in cui si effettua un trattamento di fertilità. Un utero in cui sono presenti dei miomi, ha meno possibilità di portare avanti una gravidanza rispetto a un utero che non presenta tale problema. Spesso se si ritiene necessario viene indicato di effettuare un’isteroscopia, ma non è un esame che può essere indicato a priori.

Pretendere uno studio d’infertilità personalizzato

Quello che con questo articolo ho voluto suggerire è che quando ci si rivolge a un Centro di PMA per effettuare un trattamento di fertilità, quello che bisogna pretendere dai medici che ci assistono, non è l’utilizzo di un protocollo standardizzato ma, con la consapevolezza che il nostro corpo è diverso da quello degli altri, bisogna richiedere che il nostro caso venga studiato singolarmente e attentamente per vedere quali farmaci e quali esami possono essere prescritti per darci le maggiori possibilità di raggiungere il nostro obiettivo.

Se anche tu credi i pazienti non devono essere trattati come numeri ma come persone, condividi quest’articolo e diffondine il contenuto.

Angela Arlotta

arlotta.angela@gmail.com

Sono Angela Arlotta, Fertility coach con oltre 11 anni di esperienza in trattamenti di Procreazione assistita. Molti pazienti mi considerano il loro "angelo" per averli sempre seguiti con amore. Io mi considero semplicemente una persona che con umiltà e dedizione prende a cuore ogni caso e lo trasforma nella sua più grande missione: dare un appoggio scientifico ed emotivo a tutti i pazienti che devono effettuare un trattamento di PMA.

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