Fecondazione assistita per coppie di donne in Spagna

Come sappiamo in Italia la Fecondazione assistita per coppie di donne è vietata dalla legge.
Vediamo come funzione in Spagna.
La Spagna è un paese molto più liberale e all’avanguardia in termini di trattamenti di procreazione assistita eterologa rispetto a tanti altri. La Ley 14/2006 permette alle donne single e coppie di donne di poter accedere ai trattamenti di Fecondazione medicalmente assistita, riconoscendone la genitorialità in tutti i casi.
E in Italia cosa succede nella Fecondazione assistita per coppie di donne?
In Italia, a seconda dell’orientamento sessuale e dello stato civile, esistono dei veri e propri limiti di accesso alla Procreazione medicalmente assistita. Con la riforma della Legge 40 dal 2014 è possibile ricorre alla Fecondazione eterologa ma solo per coppie eterosessuali. Inoltre, pur effettuando il trattamento all’estero, è possibile che molte donne non vedano riconosciuto il loro diritto di genitorialità.
Nonostante il divieto italiano, sono molte le donne single o lesbiche che oggi vanno in Spagna per effettuare un trattamento di Fecondazione eterologa. Vediamo allora insieme quale tipologia di trattamento è possibile effettuare nei diversi casi.
I trattamenti di Fecondazione assistita che possono effettuare le coppie di donne:
– Inseminazione artificiale con seme di donatore
ll trattamento di inseminazione artificiale è un trattamento di primo livello. Viene perlopiù indicato in età inferiore ai 38 anni e può essere effettuato tanto per donne single che per coppie di donne omosessuali. L’inseminazione artificiale prevede una leggera stimolazione, durante la quale la paziente svilupperà da uno a due follicoli al massimo, che verranno fecondati con il seme di donatore. L’età è il fattore chiave in questa tipologia di trattamento in quanto direttamente proporzionale alla qualità ovocitaria. Le percentuali di successo si aggirano intorno al 25-30% ma per una donna che non ha problemi di gravidanza è sempre consigliato effettuare qualche tentativo.
– Fecondazione assistita con seme di donatore
La fecondazione assistita, così come l’inseminazione artificiale viene indicata non oltre i 42 anni, per aumentare le percentuali di riuscita. Il trattamento consiste nello stimolare le ovaie per ottenere il maggior numero di ovociti e procedere alla fecondazione in laboratorio con il seme del donatore. In questo caso, oltre all’età, un altro fattore importante è la riserva ovarica. Se la paziente ha una bassa riserva ovarica le possibilità di ottenere un numero adeguato di ovociti sono molto ridotte. La Fecondazione assistita in Spagna può essere effettuata tanto da donne single che coppie di donne.
– Il Metodo Ropa
È l’unico trattamento che prevede sempre una coppia di donne. Una delle due, quella più giovane e con migliore riserva ovarica, viene sottoposta a stimolazione. L’altra porterà avanti la gravidanza. Nel Metodo ropa entrambe le donne parteciperanno quindi nella gravidanza e saranno mamme.
– Doppia donazione o embrioadozione
Questa tipologia di trattamento prevede l’utilizzo di gameti provenienti da un donatore esterno, tanto femminile che maschile. La paziente ricevente non verrà sottoposta a nessuna stimolazione ovarica, dovrà semplicemente preparare il suo endometrio attraverso l’assunzione di estrogeni. Il bambino quindi non avrà il patrimonio genetico della donna single o della coppia di donne. Le varie differenze tra queste due tipologie di trattamento le possiamo trovare nell’articolo Embriodonazione con embrioni in fresco o congelati di questo stesso blog.
La negazione della genitorialità in una famiglia come tante
Naturalmente, come dico sempre, tutti i miei articoli mirano a descrivere l’esperienza di anni di lavoro come coordinatrice internazionale. Faccio una premessa, la fecondazione assistita è un mondo così bello e complesso che non capisco come ci siano ancora casi di “persone trattate come numeri”. Per me ogni paziente diventava automaticamente la mia paziente, io ero importante per lei, e lei (loro) lo erano per me. Il mio lavoro era quello di assisterle, prenderle per mano e indicare la strada facendo in modo che evitassero le buche e i dossi. Affrontavo con loro ansia, dolore, paure, voglia di farcela a qualunque costo.
Ricordo ancora la mia prima paziente single, dodici anni fa, era una ragazza francese che soffriva di vaginismo. L’ho seguita per ben due anni. Non è mai riuscita a realizzare il suo sogno con la PMA. Dopo qualche anno mi disse di essersi fidanzata e avere avuto due gemelli in modo naturale.
Il mondo omosessuale mi era totalmente sconosciuto. Non avevo mai avuto modo di conoscere delle ragazze lesbiche e non nascondo che le prime pazienti mi incutevano timore. Credo fosse la paura dell’ignoto, forse colpa di quelle “credenze” che la società in cui viviamo ci inculca, convincendoci che esiste solo una faccia della medaglia, pretendendo di mostrarcela. Quando ho conosciuto le mie prime pazienti omosessuali, mi si è aperto un mondo, potrei utilizzare una sola parola per descriverle: complicità assoluta, sempre.
Ho voluto inserire questa riflessione non perché non credo nelle famiglie tradizionali, quelle che per convenzione hanno come pilastro una mamma e un papà, ma perché ritengo che famiglia è un termine molto più ampio. È il luogo in cui dovrebbe sempre esserci amore, dove i problemi si affrontano e risolvono insieme. Dove, indipendentemente dall’avere solo una mamma, due, mamma e papà o due papà, ci sia un impegno a percorrere insieme la stessa strada nel benessere dei figli.
Sembra assurdo, in una società democratica come la nostra, pensare di dover ancora lottare per difendere l’etichetta di “diverso” quando, come dico sempre, siamo solo e semplicemente “unici”.
Fino a quando la legge italiana non permetterà alle donne single o alle coppie di donne di poter accedere alla Fecondazione assistita, continueremo a camminare sempre in ritardo, staremo sempre un passo indietro sulla strada della libertà.
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