Diabete gestazionale e Procreazione Assistita.
I dati europei dicono che il diabete gestazionale interessa il 6-7% delle gravidanze.
Il diabete gestazionale è un disordine metabolico caratterizzato da una ridotta tolleranza al glucosio che può sorgere durante la gravidanza.
Tende a presentarsi dopo la ventiquattresima settimana di gestazione, in questo momento il bambino ha già completato lo sviluppo di organi e apparati. Per questo motivo non comporta gravi rischi per la madre o il nascituro. Nonostante ciò, è sempre conveniente scongiurarne il rischio di comparsa, soprattutto quando si effettua un trattamento di PMA. Ma vediamo di saperne di più.
Quando si ha un alto rischio di sviluppare il diabete gestazionale?
Fermo restando che l’insorgere del diabete gestazionale non può essere previsto a priori, è opportuno effettuare uno screening preventivo precoce in alcuni soggetti a rischio, più che in altri.
Si ha un alto rischio di svilupparlo nei seguenti casi:
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- donne in età avanzata
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- donne in sovrappeso prima della gravidanza
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- familiarità con la malattia
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- precedente gravidanza con diabete gestazionale e/o con macrosomia fetale
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- gravidanza multiple
Cosa fare in questi casi? Il diabete gestazionale il più delle volte è asintomatico, solo di rado la gestante può notare un aumento di nausea, necessità di bere continuamente o di urinare, ma non sempre riesce ad associare questi sintomi al diabete.
Per questo motivo, nei soggetti particolarmente a rischio, viene consigliato di fare uno studio preventivo con controlli periodici che indicheranno l’eventuale necessità di procedere con opportuni approfondimenti diagnostici.
Com’è possibile prevenirne la comparsa?
Come abbiamo detto, nonostante alcuni soggetti presentino maggiori rischi di sviluppare il diabete gestazionale (genetica, antecedenti familiari ecc), in realtà ci sono alcuni fattori che non dipendono da quelli sopraccitati che possono aumentare il rischio di comparsa.
Primo fra tutti lo stile di vita e la dieta. Molte donne pensano che quando si è in stato interessante, bisogna mangiare per due. Niente di più sbagliato. In questi casi infatti, l’apporto calorico giornaliero non deve assolutamente raddoppiare. Al contrario, è molto importante ridurre l’assunzione di zuccheri a favore dei carboidrati complessi.
Evitare quindi dolci e bevande zuccherate o alcoliche e preferire il consumo di legumi e cereali. Un’alimentazione sana e variata, adeguata alle esigenze nutrizionali della madre e del bambino, sono il primo passo verso una gravidanza a basso rischio.
Altro aspetto molto importante è l’attività fisica moderata. La gravidanza è molto limitativa in quelle che sono le attività giornaliere, soprattutto a partire dal secondo trimestre. Ed è proprio in questo momento che bisogna incentivare l’attività fisica moderata: fare delle lunghe e tranquille passeggiate all’aria aperta (a passo normale per circa 20 – 30 minuti al giorno) aiuta a mantenere controllato il peso forma della madre durante la gravidanza. Naturalmente il tutto, in assenza di patologie particolari che implichino indicazioni diverse.
Il rischio aumenta in un trattamento di Procreazione assistita?
Non è stato dimostrato un rischio aumentato di sviluppare il diabete gestazionale nelle donne che hanno effettuato un trattamento di Procreazione assistita. Uno studio presentato al 55º congresso annuale tenuto dalla EADS (European Association for the Study of Diabetes), ha dimostrato l’aumentato rischio di sviluppare diabete gestazionale nelle donne che hanno effettuato un trattamento di PMA, ma in realtà non si sa se questo rischio aumentato sia dovuto allo status d’infertilità delle donne che sono state esaminate.
Per questo motivo dovranno essere effettuati maggiori approfondimenti per stabilire la reale causa effetto nei trattamenti di PMA.
Quello che è stato dimostrato è l’aumento del rischio di sviluppare il diabete gestazionale nei casi di gravidanza gemellare, per questo motivo, i centri di Procreazione assistita, consigliano sempre di trasferire un solo embrione.
Il transfer di un solo embrione allo stadio di blastocisti, nei trattamenti di Fecondazione eterologa con donazione di ovociti, ha delle percentuali molto alte, che possono arrivare anche fino all’80% su cicli cumulativi. In questi casi gli ovociti provengono sempre da donatrici molto giovani e con fertilità provata.
La giovane età e la stimolazione ovarica permettono di ottenere un numero elevato di ovociti e consentire così di poter procedere con lo sviluppo allo stadio di blastocisti in laboratorio.
Il transfer allo stadio di blastocisti aiuta a selezionare gli embrioni di buona qualità e a scartare quelli che non sarebbero sopravvissuti durante lo sviluppo. In questa maniera si riduce il numero di transfer effettuati e si evita di congelare embrioni di cui non si conosce la reale qualità e capacità d’attecchimento.
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