In questo spazio del mio blog, voglio parlare di come l’aspetto psicologico influisca sulle nostre scelte.

Dopo tanti anni di esperienza nel mondo della Fecondazion assistita, mi sono resa conto che molte volte non facciamo determinate scelte per paura del giudizo altrui, e se decidiamo di farle, tendiamo poi a nasconderci. Una di queste scelte è proprio la decisione di intraprendere un trattamento di Procreazione Assistita perché l’infertilità viene spesso vista come una malattia di cui vergognarsi.

Siamo nati e cresciuti con l’idea che rimanere incinta sia qualcosa di naturale, e se non ci riusciamo al primo, secondo o terzo tentativo pensiamo già che siamo “diverse” o ancor peggio “sbagliate”.

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Niente di più falso, in realtà  rimanere incinta non è così facile.  Ad ogni ciclo mestruale si ha solo un 20-25% di possibilità di avere una gravidanza, un dato che riguarda solo donne perfettamente sane. E se non rientriamo in quel 20-25%? Spesso siamo portati a nasconderci, a evitare il tema, addirittura a negare che la gravidanza sia il nostro più grande desiderio. Ed è in questo momento che la parola infertilità diventa un tabù.

Condividere le proprie paure, ascoltare le esperienze altrui può essere di aiuto per uscire dal circolo vizioso del “non sarò mai madre”.  Il tempo passa e quello che poteva semplicemente essere un banale problema ginecologico, può trasformarsi in una causa di infertilità. Ed è quando ci si rende conto che rimanere incinte naturalmente non è proprio possibile, che bisogna saper attraversare il tunnel della Procreazione Assistita fino a raggiungere la luce. Molte più coppie di quel che pensiamo ricorrono oggi alla PMA, il nostro vicino, il nostro migliore amico, a volte addirittura anche nostro fratello è dovuto ricorrere ad una Fecondazione assistita per riuscire a gioire oggi di quel meraviglioso bambino che tanto amiamo. Ma non lo sappiamo e probabilmente non lo scopriremo mai, perché la società ci obbliga a mentire, a nasconderci, non è ancora pronta a vedere oltre quel tunnel. Niente di più sbagliato, nessuno ha il diritto di giudicare i nostri desideri, le nostre scelte.

Sembra quasi che se non riusciamo ad avere un figlio naturalmente, non abbiamo il diritto di provarci attraverso la scienza e il progresso, eppure se stiamo male lasciamo che ci guariscano, ci sottoponiamo a cure sperimentali. Per molte coppie la PMA è oggi l’ultima speranza per poter realizzare il loro sogno di diventare genitori, è l’ancora che li aiuta a non affondare nella rassegnazione di dover rinunciare a ciò che più conta per loro: formare una famiglia. Siamo liberi di non condividere, siamo liberi di dire “io non lo farei”, ma non abbiamo il diritto di giudicare, di puntare il dito su chi, invece, decide di provarci. E se con quelle coppie la vita è stata già abbastanza dura, noi non abbiamo nessun diritto di infierire con i nostri pregiudizi e il nostro perbenismo. Lasciamo che tutti possano sentirsi liberi di scegliere e decidere senza doversi vergognare. In una società democratica come la nostra, la comunicazione e il confronto possono solo aiutarci ad affrontare con forza i nostri problemi e le nostre paure. Rispettiamo le scelte altrui e non proviamo vergogna per le nostre.